Ogni individuo reagisce a suo modo al periodo che stiamo vivendo ed in relazione alle sue modalità di pensiero e gestione della realtà. Ognuno di noi infatti possiede un’idea di ciò che sta succedendo e, sulla base di quell’idea, la persona reagisce e si comporta con sè stesso e con gli altri in modo differente. L'emergenza Covid-19 ha fatto emergere in ognuno di noi alcune particolari tipologie di reazioni e atteggiamenti, vediamo le principali:
L'ipocondriaco: Terrorizzato dall'idea di essere ammalato o in procinto di ammalarsi l' ipocondriaco si misura continuamente la febbre, si palpa il corpo alla ricerca di pericolosi sintomi cutanei, si guarda in gola e ha picchi di ansia per ogni starnuto o colpo di tosse. Nonostante prenda tutte le precauzioni possibili per evitare il contagio non è mai certo di non essersi infettato. Sebbene si faccia rassicurare senza tregua dal medico, dagli amici e dalle persone a lui vicine, entra nuovamente in ansia per il primo fastidio, reputandolo un possibile sintomo del virus. La ricerca compulsiva di informazioni su internet, invece di calmarlo, lo spaventa ancora di più. Parla a tutti delle sue paure illudendosi di sfogarsi e finendo piuttosto per alimentare la sua stessa preoccupazione; narrando costantemente le sue paure a sé e agli altri finisce per renderle concrete, creando di fatto la realtà che teme di subire. L'ipocondriaco è vittima delle sue paure che, oltrepassando la soglia di funzionalità, causano comportamenti che alimentano il problema anziché risolverlo. Stretto dalla morsa della ansia non è in grado di calmarsi con spiegazioni razionali né tantomeno di interrompere le sue strategie disfunzionali con la forza di volontà. Paradossalmente l'ipocondriaco è colui che ha la maggiore probabilità di infettarsi! L'ansia eccessiva infatti abbassa le difese immunitarie e le sue costanti richieste di accertamenti rischiano di esporlo al contagio perché in costante spostamento da uno studio medico all'altro.
Il maniaco del controllo:
Per vivere e muoversi nella nostra società così complessa una certa tendenza al controllo è assolutamente necessaria. Chi riesce ad anticipare i possibili rischi di una situazione e amministrare gli imprevisti è premiato per la sua efficienza. I perfezionisti attenti al dettaglio sono lodati per la loro abilità e affidabilità. Tuttavia, come ogni farmaco in dosi eccessive diventa un veleno, anche la tendenza al controllo quando supera una determinata soglia diventa disfunzionale. L'enorme incertezza causata dalla pandemia, accompagnata dal completo sovvertimento di tutte le abitudini, disorienta e spaventa il maniaco del controllo che tenderà disperatamente di recuperarlo. Inizia dunque a fare scorta di ogni bene possibile, pianifica nei minimi dettagli le uscite da casa, impone ai familiari rigide regole di convivenza e prende costanti precauzioni tentando di prevedere le situazioni più improbabili. Tanto passa il tempo ad arrovellarsi sulle possibili situazioni future e il come affrontarle che, già costantemente terrorizzato dall'idea dell'ignoto, non si accorge che più tenta di prevedere il futuro e più si troverà ad affrontare l'ignoto!
A chi, al di sopra di ogni altra cosa, teme l'imprevisto e la perdita di controllo, si deve far sentire che proprio l'eccesso di controllo su questioni secondarie può far perdere il controllo sulle cose più importanti. Può capitare infatti che, completamente assorto dalla sua “lista della spesa” di controlli, finisca col dimenticare di mettere la mascherina o di mantenere la distanza di sicurezza.
Il cacciatore dell'untore:
Per attenuare la naturale paura dell'ignoto il cacciatore dell'untore tende a cercare un colpevole verso cui dirottare le proprie emozioni. La storia è purtroppo ricca di esempi: nel XIV secolo, a pochi decenni di distanza, le epidemie rispettivamente di lebbra e peste causarono uno sterminio di migliaia di ebrei che vennero considerati gli untori. All'inizio della pandemia di coronavirus la diffusa tendenza a diffidare di chi è diverso, mescolata alla necessità di trovare un colpevole, ha scatenato sentimenti di xenofobia verso le persone di origine cinese, alimentati anche dalla sensazione di scarsa trasparenza del loro governo. Con la diffusione del virus in Europa tali sentimenti hanno gradatamente lasciato il posto alla paura e al sospetto verso chiunque; estranei, amici e familiari. Ora, se da una parte una sana dose di diffidenza aiuta a mantenere la tanto necessaria distanza di sicurezza, la caccia all'untore genera sentimenti di rabbia e disgusto che, sommati alla paura, possono portare a reazioni di intolleranza. Come la storia ci insegna il primo antidoto verso la xenofobia e l'intolleranza è la conoscenza, poiché il mondo e le persone ci spaventano quando più sono diverse da noi. Occorre quindi avvicinarsi progressivamente a loro e alla loro cultura; attraverso una conoscenza reale diminuiranno il pregiudizio e la differenza, e con loro la paura.
Il paranoide complottista:
Se già prima della pandemia erano evidenti i segni di una sottocultura complottista globalmente diffusa, la pandemia è stata la miccia che ha dato forza e ragione alle teorie deliranti di questi gruppi di individui.
Il complottista paranoide è di solito una persona con bassa autostima e poche relazioni sociali e, a volte, francamente marginalizzato. Sentendosi escluso dalla società o da parte di essa si difende aggredendo oppure chiudendosi in se stesso ed emarginandosi ancora di più. La sua emozione prevalente è la rabbia, ma in lui è presente anche la paura nei confronti dell' ignoto e verso chi, diversamente da lui, è parte integrante della società; emozioni che la pandemia da coronavirus ha obiettivamente incrementato. Sul web il paranoide complottista trova facilmente persone simili a lui con le quali unirsi contro un nemico comune. Questo ha un effetto consolatore immediato sul complottista, che si sente finalmente accettato e parte di una comunità e più si sente accettato, più ne fa parte, più esso si dedicherà anima e corpo a sostenere questa stessa comunità. Il sentirsi depositario di una verità che sono solo poche persone a comprendere o a conoscere aumenta la sua autostima, che solitamente è molto bassa.
Il complottista paranoide è un individuo costantemente impegnato alla ricerca di informazioni che diano ragione alla sua visione del mondo, ma la sua ricerca teorica non si concretizza mai in azioni che veramente possano modificare lo stato delle cose perché “il sistema è impossibile da cambiare” oppure, come una principessa viziata e inconsolabile, attende che giunga il cavaliere a risolvere la situazione (vedi QAnon e la loro viscerale passione per D.J.Trump). Il complottista è solitamente motivato da:
- una credenza forte, quella di essere depositario di una realtà o verità alternativa rispetto ai più
- un'eterna missione impossibile, combattere contro un sistema mondiale che lui non ha la possibilità di modificare, vittima della sua costante deresponsabilizzazione, “non è colpa mia ma del sistema”.
- un'idea megalomane di sé stesso e di quelli come lui, "dovreste ringraziarci che noi abbiamo scoperto la verità".
Il complottista è la persona che più avrebbe bisogno di un aiuto, di chi davvero lo possa capire e gli possa dare alternative di pensiero e nuovi obiettivi da realizzare.
L'irresponsabile Libertino:
Spesso ma non necessariamente giovane, l’irresponsabile libertino non adotta le necessarie precauzioni e infrange le regole di sicurezza come ad esempio il divieto di assembramento o il distanziamento sociale. E’ una tipologia pericolosa per sé e per gli altri, forse di più oggi dove la trasgressione di certe regole prudenziali è meno visibile. Spinti dalla ricerca del piacere gli irresponsabile antepongono il loro interesse al benessere della collettività, mettendo a rischio se stessi e gli altri. Anche se, per fortuna, sono in minoranza, a causa dell’alta contagiosità del virus possono danneggiare molte persone vanificando così lo sforzo collettivo di contenimento dell'infezione. Inutili sono in questi casi le spiegazioni razionali o richiami ad un senso, evidentemente assente, di responsabilità. Una possibile manovra di persuasione potrebbe far leva proprio sulla loro costante ricerca del piacere e quindi dire alla persona che, proprio in virtù dei comportamenti irresponsabili suoi e degli altri come lui, l’epidemia peggiorerà costringendo il governo a inasprire, prolungare e ripristinare le manovre restrittive, facendogli quindi notare che, concedersi un piccolo piacere oggi gli impedirà di permettersi dei grandi piaceri domani.
dott. Marsilli Francesco
fonti: "Psicologia contemporanea" n°280
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