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  • Immagine del redattoreDott. Francesco Marsilli

L'ossessione per il pulito e il terrore dello sporco: un problema sempre più diffuso

In una clinica tedesca per i disturbi mentali un paziente soffre di un bizzarro disturbo: batte le mani ogni 10 secondi, tutto il giorno tutti i giorni. Gli psichiatri, incapaci di aiutarlo, chiedono aiuto a due noti psicoterapeuti. Dopo aver presentato il caso uno dei due professionisti chiede al paziente di spiegare perché batte continuamente le mani. "Per scacciare gli elefanti" risponde l'uomo. "Ma in Germania non ci sono gli elefanti", replica lo psicoterapeuta seguendo il normale esame di realtà. "Appunto, vedi che funziona" ribatte il paziente.

Questo esempio è illuminante per evidenziare la logica apparentemente assurda che sta alla base di questo disturbo definito ossessivo-compulsivo che si manifesta nell'irrefrenabile necessità di mettere in atto comportamenti o pensieri in modo ripetitivo e ritualizzato, dominando di fatto su ogni altra attività o pensiero dell'individuo. "Ossessivo" perché parte da un pensiero che diventa ossessivo, cioè che occupa molto spazio nella nostra giornata e al quale non riusciamo a non pensare. "Compulsivo" perché questo pensiero ossessivo ci obbliga a ripetere compulsivamente azioni o pensieri nel tentativo di placare l'ossessione.

E' importante sottolineare fin da subito come, nonostante questo disturbo sia sostenuto da logiche completamente differenti da quelle ordinarie, non si basa su assurdità ma su una logica stringente e impalcabile che porta la persona, partendo da presupposti logici, a esasperarli fino a farli giungere all'assurdo: Il fatto che in Germania non ci fossero elefanti era la prova inconfutabile che battere le mani era un ottimo metodo per scacciare gli elefanti. Seguendo questa stessa logica possiamo dire, ad esempio, che sia sano lavarsi le mani per evitare di contrarre virus e batteri, ma che sia insano lavarsi ripetutamente in seguito al minimo sospetto contatto con ogni superficie e, dopo averlo fatto a lungo, avere il dubbio di non essersi disinfettati abbastanza e ricominciare a lavarsi. Oppure possiamo dire che in questo periodo sia sano indossare la mascherina al di fuori delle mura domestiche, ma che sia insano il portarla costantemente anche in casa, oppure il disinfettarsi la cavità orale per paura che li si annidino potenziali germi che potrebbero farci ammalare, oppure il chiudersi in casa senza voler più vedere nessuno per timore di essere infettati.

Come si può osservare, la logica del disturbo ossessivo-compulsivo è basata sul fatto che ciò che inizialmente risulta corretto e sano diviene, attraverso un'esasperata ripetizione, una vera e propria tirannia dell'assurdo che ha le sue fondamenta nella necessità di essere rassicurati rispetto alla propria realtà: "mi sono lavato cosi tanto e bene che è impossibile che sia infetto...e se fosse rimasto qualche germe??", "sono rimasto talmente isolato che ho la sicurezza di non aver mai contratto il virus...ma se questo fosse entrato attraverso la posta che mi è stata consegnata? oppure dalla finestra aperta?".

Dal logico, per eccesso, si giunge all'illogico.

La mente è un complesso meccanismo talmente duttile e flessibile che, ripetendo un azione o un pensiero un certo numero di volte, non solo lo rendiamo illogico, ma lo facciamo diventare una vera e propria compulsione irrefrenabile.

In questa patologia, come in molte altre, ciò che fa la differenza tra normalità e disturbo è il livello quantitativo che, oltre una certa soglia, si trasforma in un salto qualitativo creando la patologia.


Ma quindi come si affronta un DOC (Disturbo Ossessivo-Compulsivo) causato dalla pandemia e dalla possibile conseguente paura di infezione o di sporco?

Dato che in questo articolo parliamo più nello specifico dei rituali di disinfezione e pulizia, prendiamo come esempio proprio questi che, dato il momento storico in cui ci troviamo a vivere, sono particolarmente attuali.

Siamo probabilmente in presenza di una persona che, per una normale paura di virus e batteri, ha inizialmente messo in atto dei sani comportamenti di prevenzione quali lavarsi le mani quando torna a casa o magari pulire l'ambiente della casa un po' più spesso. Se inizialmente questi comportamenti risultavano adatti a diminuire le probabilità di contagio, con l'avvento del Covid-19 la persona un poco alla volta si è abituata a metterli in atto sempre più spesso; nel tempo la paura del contagio è gradualmente aumentata e, insieme a questa, anche la necessità di rassicurarsi. La persona dunque, in risposta alla necessità di avere più rassicurazioni, aumenta anche la quantità di azioni di pulizia e disinfezione che ritiene necessari per essere al sicuro dal possibile contagio. Possiamo immaginare che, nel tempo, non basti più lavarsi le mani nel momento in cui si rientra a casa ma sarà ormai necessario lavarsi le mani ogni qualvolta si tocca un oggetto, una maniglia, del denaro, il vestito che portiamo addosso. Possiamo anche ipotizzare che le pulizie casalinghe siano arrivate ad essere eseguite tutti i giorni, se non più volte al giorno. Ci troviamo dunque nella situazione in cui la paura del contagio, che prima era sana e moderata, abbia finito per guidare la gran parte delle azioni e dei pensieri della persona stessa. Facendo un ulteriore ipotesi potremmo pensare che questa persona, accorgendosi nel tempo che queste sue azioni e pensieri hanno letteralmente invaso la sua quotidianità e non le permettono più di vivere serenamente, possa presentarsi ad uno psicologo o psicoterapeuta chiedendo aiuto. Come fare dunque per farla ritornare al precedente stato di serenità?

La Terapia Breve Strategica ha approntato, nel corso di oltre 30 anni di ricerca-intervento e oltre trentamila casi risolti, dei protocolli di trattamento adatti e specifici per questo tipo di disturbo.


I rituali di disinfezione personali: se fai uno fai 5

Il rituale è la caratteristica emergente del DOC e si configura come un'azione o un pensiero che risulta inevitabile, irrefrenabile e ritualizzato. La persona ha bisogno di farlo e non può rinunciarci. All'interno di disturbi invasivi e "stritolanti" come può essere il DOC la massima efficacia di intervento si ottiene facendo cose semplici che producono effetti complessi. Nietzsche scriveva "a fare cose complicate siamo bravi tutti, a renderle semplici sono capaci in pochi". L'intervento strategico consiste proprio in questo: prescrivere qualcosa di apparentemente innocuo permette di aggirare le resistenze al cambiamento del paziente e della patologia. Con questo tipo di ritualità si utilizza una delle tecniche più note della TBS (Terapia Breve Strategica) che viene chiamata "se fai uno fai cinque". Il terapeuta, dopo aver esplorato quali sono i principali rituali messi in atto dal paziente (che in questo caso è il lavarsi compulsivamente le mani), gli ingiungerà la seguente prescrizione: "Da qui alla prossima volta che ci vedremo dovrai mettere in atto una cosa che adesso ti dico. Ogni volta che ti capita di sentire la necessità di lavarti le mani, se lo fai, lo dovrai fare cinque volte. Puoi anche non farlo, ma se lo farai, lo farai cinque volte. O eviti di farlo, o lo fai cinque volte, né una di meno né una di più." Questa prescrizione è ridondante e ripetitiva poiché implica un linguaggio ipnotico. Pur sembrando semplice e banale questa frase nasconde un fortissimo quoziente di potere contro il rituale compulsivo. Infatti, se il rituale impone alla persona di essere fatto, con questa prescrizione noi facciamo in modo che la persona riprenda il controllo del rituale: dicendo "questo rituale è meglio se non lo fai, ma se proprio non puoi evitare di farlo, devi farlo 5 volte" succede che in entrambi i casi, che lo faccia o che non lo faccia, è la persona che decide o di non farlo oppure di farlo per cinque volte. Abbiamo cosi tolto potere alla patologia e fatto sentire alla persona che può controllarla. Se la prescrizione è data con la giusta impostazione e se siamo riusciti a carpire la fiducia del paziente, la volta successiva sarà riuscito ad estinguere il rituale perché, come spesso gli stessi pazienti riferiscono, "era diventato davvero fastidioso farlo ogni volta per cinque volte".

Il rituale di pulizia della casa: il piccolo sporco contro il grande pulito

Per affrontare questo tipo di problematica si necessita non di una prescrizione ma di una tecnica persuasoria chiamata ristrutturazione, che consiste nel portare dolcemente la persona ad essere persuasa a cambiare punto di vista di una determinata situazione. Questo percorso di persuasione viene fatto attraverso l'utilizzo di particolari domande che guidano la persona alla scoperta di una nuova percezione del problema. In questo caso è necessario applicare una manovra di persuasione molto sofisticata chiamata "il piccolo sporco contro il grande pulito". Si riporta di seguito una parte di dialogo, avvenuto tra un terapeuta strategico e una signora con un DOC proprio sui rituali di pulizia della casa, in cui possiamo assistere proprio a questa ristrutturazione particolare.

Terapeuta: mi dica, secondo lei la sua fobia dello sporco in casa dipende dal fatto che in casa sua sia tutto sporco o tutto troppo pulito?

Paziente: Ma no! casa mia non è sporca, pulisco di continuo!

Ter: ma se è tutto sempre pulito, come mai ha paura dello sporco?

Paz: perché se non pulisco si sporca tutto di nuovo!

Ter: ah, bene, e mi dica, secondo lei, quando esce di casa, sono più sporche le strade o casa sua?

Paz: ma come? è ovvio che le strade sono sporchissime!

Ter: ah, giusto, e allora quando esce di casa come si spiega che non ha paura dello sporco nelle strade che sono cosi sporche, ma ha paura dello sporco in casa sua che è cosi pulita?

Paz: (tace)...mah, in effetti, non lo so..

Ter: vede, ogni volta che lei pulisce tutto cosi bene, poi tutto quel pulito lo deve difendere dallo sporco! e li inizia il problema, perché quel pulito lei lo deve mantenere tale, e più pulisce più sarà difficile mantenere pulito...

Paz: mah...si, è strano però pensarla cosi

Ter: La capisco, può essere strano da pensare...E mi dica, quindi secondo lei è il piccolo sporco che crea l'esigenza del grande pulito, o è il troppo pulito che crea la paura del piccolo sporco?

Paz: non capisco...

Ter: se è il fatto di avere tutto costantemente troppo pulito le ha provocato la paura dello sporco, secondo lei il suo nemico è il poco sporco o il troppo pulito?

Paz: (ci pensa un pò)..eh, effettivamente, forse il troppo pulito...

Ter: bene, e quindi come facciamo a difenderci da questo "troppo pulito"?

Paz: eh non lo so...

Ter: Se vogliamo sconfiggere la paura dello sporco, abbiamo bisogno di un "piccolo sporco" che ci protegga dall'ossessione del "grande pulito". E' il funzionamento di tutti i grandi sistemi complessi, quando tutto è troppo sotto controllo, come quando è tutto troppo pulito, è come essere imprigionati in un vuoto dove nulla può essere in disordine, o sporco, perchè se no il sistema collassa. Ma in natura ogni sistema ha bisogno di un piccolo disordine per mantenere un grande ordine. E' Il piccolo sporco che ci protegge dall'essere schivi del grande pulito!

Anche in questo caso il linguaggio deve essere ridondante e persuasorio per accompagnare gradualmente la persona verso il cambio di prospettiva che, se proposto con modi e tempi errati, non avrà alcun effetto.


Se ti accorgi di mettere in atto rituali costanti di pulizia e disinfezione per sentirti al sicuro dal grande sporco (o dal malefico contagio!) non esitare a contattarmi, insieme potremo capire il modo migliore per aiutarti!

Lavoro in studio a Trento e online in tutta Italia attraverso la piattaforma Skype

trovi tutti i miei contatti al link "Contatti" di questa pagina


dott. Marsilli Francesco


fonte: "Ossessioni, compulsioni, manie" di G.Nardone e C. Portelli, 2017, Ponte delle Grazie



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