La resilienza: come risollevarsi dalle proprie ceneri
- Dott. Francesco Marsilli
- 22 mar 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 29 apr 2021
Ogni periodo storico conia un termine che più di altri lo definisce e attorno al quale inizia a produrre studi e ricerche. Se negli anni dello sviluppo si parla di performance e in quelli del cambiamento si parla di empowerment, nelle fasi di crisi si parla invece di resilienza, ovvero la capacità di un individuo, gruppo o comunità di affrontare le difficoltà e uscirne rafforzati.
Negli ultimi anni, e mai come prima in questi mesi, questo costrutto si è conquistato un ruolo importante in molti diversi ambiti che vanno dall'economia all'ambiente, dalla psicologia alla società.
Quando la nostra vita è segnata da un evento negativo solitamente le prime parole che sentiamo dire sono "fatti coraggio", "finirà tutto bene", "resisti, passerà anche questo periodo"; nel nostro immaginario le grandi difficoltà sono i mali che dobbiamo sconfiggere richiamando e facendo leva su tutta la forza di cui disponiamo. L'idea è quella di resistere attingendo a tutte le nostre forze per superare la difficoltà.
La Resistenza si definisce come la capacità di sopportare un evento critico opponendogli una forza uguale e contraria, la Resilienza invece è la capacità di modificare il nostro funzionamento assorbendo la forza che ci si oppone e riutilizzarla a nostro vantaggio per trovare nuove strade da percorrere, nuove strategie di adattamento. Per questo è importante distinguere la resilienza dalla capacità di un corpo a riprendere la sua forma originale dopo essere stato deformato. La capacità di tornare allo stato originale può essere considerata una parte della resilienza, ma non può venire identificata in essa, questo perché l'essere umano non può recuperare il suo stato iniziale, semplicemente perché indietro non si può tornare. Cosi come un soldato che torna da una guerra non sarà più lo stesso, un genitore a cui muore un figlio non potrà mai essere la persona di prima, allo stesso modo una società colpita da una pandemia non tornerà mai al suo stato originale. Si riprenderà, le persone guariranno e si tornerà a popolare parchi e piazze, ma ognuno di noi sarà in qualche modo cambiato, senza possibilità di ritorno al proprio stato originario. Quando un evento doloroso ci colpisce esso modifica la nostra traiettoria interagendo con la direzione del cambiamento.
L'unica costate è il cambiamento, diceva il Buddha, e la resilienza è proprio questo, un processo in cui si costruiscono competenze e abilità, si ritrovano obiettivi e si creano nuovi significati, si trasforma la prova in un'occasione, il dolore in risorsa.
Ma come si sviluppa la resilienza?
Se seguissimo la tradizione della logica lineare la ricetta per la felicità sarebbe molto semplice: impegnarsi per aumentare le proprie qualità e punti di forza e smussare, o meglio eliminare, le proprie debolezze e gli aspetti negativi di sé. Purtroppo la realtà è molto più complessa di cosi e restare all'interno di una logica lineare degli opposti che si escludono a vicenda (bene e male, positivo e negativo) significa condannare sé stessi a negare la possibilità di trasformare il negativo in positivo, o sostenere il positivo proprio in virtù dell'esistenza del negativo. Nella filosofia cinese questo è rappresentato dall'immagine metaforica dello yin e dello yang. Lo yin e lo yang hanno radice l'uno nell'altro, sono complementari e cosi l'uno esiste grazie all'esistere dell'altro. Tutto ciò che è assoluto ha a che fare con la patologia e anche la migliore delle qualità, se esasperata, si trasforma nel peggiore dei mali.
L'essere umano ha trovato nella capacità razionale e cognitiva gli strumenti che hanno reso possibile lo sviluppo delle conoscenze e delle scienze, ma rendere queste due qualità le sole strade per conoscere il mondo diventa limitante e pericoloso. La resilienza ha a che fare con l'ambiguità, con il paradosso, è una qualità dinamica in costante divenire che non è data geneticamente ma che può solo essere sviluppata nel tempo.
Dunque per sviluppare resilienza, per poter risorgere dalle proprie ceneri, il primo passo è accettare proprie debolezze, accettare che molti aspetti della vita sono fuori dal nostro controllo, accettare che logico e razionale vanno insieme ad ambiguo e paradossale.
Come diceva Vince Lombardi, "l'arte di vincere la si impara nella sconfitte. Se non accetti di perdere, non potrai mai vincere".
Se ti trovi in un momento di difficoltà e non riesci a risollevarti, non esitare a contattarmi, insieme potremo capire il modo migliore per aiutarti!
Lavoro in studio a Trento e in tutta Italia online attraverso la piattaforma Skype
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Dott. Marsilli Francesco
fonti: "Che le lacrime diventino perle" di P.Meringolo e M.Chiodini, Ponte delle grazie, 2016

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