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Storia del mulo e dell'albero caduto: ovvero, cosa sono le Tentate Soluzioni

Un mulo tutte le mattine, portava un cesto pieno di legna dalla fattoria da valle alla baita in montagna, passando sempre per lo stesso viottolo attraverso il bosco, andando su la mattina e tornando giù la sera. Una notte, durante un temporale, un fulmine abbatte un albero che va a ostruire il passaggio. La mattina seguente il mulo, camminando per il suo usuale tragitto, incontra l’albero che ne impedisce il cammino. Egli pensa “l’albero qui non ci deve essere, è al posto sbagliato.” E procede fino a sbattere la testa sull’albero, immaginando che questi si sarebbe spostato, considerando che quello non era il suo posto. Allora il mulo pensa “Forse non ho dato una botta abbastanza forte” ma l’albero non si sposta. Il mulo insiste ripetutamente fino a morire.


A chi non è mai successo di imbattersi, nella propria vita, in un problema? E quando ciò accade, cosa si fa? Ovviamente si cerca una soluzione.

Se la soluzione funziona allora la problematica si risolverà in breve tempo. Quando, invece, la strategia non funziona, non si è spinti a pensare che sia una soluzione sbagliata ma in automatico si tende ad aumentare gli sforzi nell'attuare sempre quella strategia, credendola comunque l’unica possibile.

Queste sono definite “tentate soluzioni”, e il costrutto di Tentata Soluzione è una delle basi teoriche fondamentali della Terapia Breve Strategica.

Le TS (Tentate Soluzioni) diventano la causa principale del peggioramento della situazione: nonostante siano fallimentari, vengono ripetute nel tempo stratificando e aggravando il problema stesso e dando anche origine ad un vero e proprio circolo vizioso.

Ciò che viene messo in atto pensando di generare un cambiamento, alimenta ciò che si vorrebbe cambiare.


Perché continuiamo a mettere in atto sempre le stesse strategie?

Ciò può accadere perché in situazioni passate quelle soluzioni hanno avuto esito positivo, oppure perché il cambiamento sembra un qualcosa di impossibile e spaventoso.

Un esempio concreto potrebbe essere quello di una fobia. Ciò che genera la fobia non è l’evento iniziale ma le tentate soluzioni che la persona mette in atto per fuggire dallo stimolo fobico, solitamente l’evitamento e la richiesta d’aiuto:

Con l’evitamento si conferma la minacciosità della situazione temuta e si diventa meno sicuri della proprie risorse, aumentando così le reazioni fobiche.

La richiesta di aiuto ha la stessa funziona dell'evitamento, cioè una iniziale (ed illusoria) rassicurazione che viene richiesta ad altri; nel momento in cui gli altri ci aiutano stanno confermando la nostra incapacità nell'affrontare quel problema.

Il fallimento delle tentate soluzioni alimenta il circolo vizioso, porta all'isolamento ed al generarsi di un vero e proprio disturbo fobico generalizzato che spesso si tramuta in un disturbo da attacco di panico.


Questa breve ma potente storia è una metafora che mostra l’analogia tra l’atteggiamento limitato ed ottuso del mulo che attua sempre la stessa soluzione al problema, per quanto poco funzionale e dannosa, e le conseguenze delle tentate soluzioni che noi stessi applichiamo alla nostra vita di tutti i giorni.


Dott. Marsilli Francesco

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