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Storia di un orologio e di un colpo di cannone: perchè la ricerca delle cause di un trauma psicologico nel passato è spesso inutile e furviante.

  • Immagine del redattore: Dott. Francesco Marsilli
    Dott. Francesco Marsilli
  • 23 mag 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 15 mag

Cosa hanno in comune un cannone, un cronometro nautico e le moderne teorie psicologiche? scoprilo leggendo questa breve e divertente storiella!

Un tempo in Colombia, nella città di Cartagena, precisamente nella fortezza del castello di San Felipe de Barajas, ogni giorno a mezzogiorno veniva sparato un colpo di cannone e tutti gli abitanti di quella città regolavano il proprio orologio sulla base di quel colpo. Un giorno un viaggiatore, che per la prima volta arrivava in quella città e il cui orologio era ovviamente "fuori orario" rispetto al colpo di cannone, notò che il colpo arrivava ogni giorno con circa 20 minuti di ritardo e, forse perchè non aveva molto altro da fare, invece di regolare il proprio orologio su quel colpo decise di indagare sul quel “preciso ritardo” quotidiano. Andò dunque dall’ufficiale responsabile e gli chiese da dove veniva preso il tempo che era alla base di questo colpo di cannone, l’ufficiale con un certo orgoglio disse che, trattandosi di una cosa cosi importante, tutti i giorni mandava un suo sottoposto dall’unico orologiaio della città il quale aveva in vetrina un cronometro nautico particolarmente preciso. Il sottoposto controllava quindi che l'ora del suo orologio corrispondesse a quella del cronometro nautico e sulla base di quello veniva poi sparato il colpo dalla fortezza di San Felipe. Allora il viaggiatore, non pago di quella risposta, andò nell’orologeria indicata dall’ufficiale e chiese all’orologiaio come faceva a sapere che il suo cronometro nautico fosse cosi preciso e l’orologiaio, anch’esso con un moto di orgoglio, disse “ogni giorno, alle ore 12, comparo il mio cronometro al colpo di cannone sparato dalla fortezza, e da anni non c’è mai stato un sol giorno che fosse sbagliato”.

Il colpo di cannone era regolato dalll'orologio che era regolato a sua volta dal colpo di cannone!

Questa buffa vicenda ci insegna a capire come, quando cominciamo ad esaminare come funzionano le relazioni tra i sistemi del mondo, possiamo trovare effettivamente spesso questa situazione nella quale si è formata una causalità circolare che si autoalimenta e si autosostiene e che può essere corretta solo da un intervento esterno al sistema stesso. Questo concetto era già stato intuito da Darwin che, nel suo libro “l’evoluzione della specie”, spiegò come una specie che riesce a trovare un adattamento sufficientemente buono alle condizioni ambientali commetterà senz’altro l’errore di mantenere questo tipo di adattamento, soprattutto nel momento in cui questo verrà a danno della specie, contribuendo cosi alla propria estinzione: in poche parole, quello che un sistema (un animale, un essere umano, una società) fa per mantenere il proprio adattamento all’ambiente molte volte è proprio ciò che gli impedisce di adattarsi meglio alla situazione o all'ambiente.

La teoria che ancora oggi è utilizzata da alcuni sistemi di psicoterapia seguono si basa sull’assunto che le cose succedono sulla base del Modello di CAUSALITA' LINEARE; cioè una connessione diretta tra causa ed effetto, che va sempre dal passato al presente, da una causa ad un conseguenza. Nel campo della psicologia clinica questa è ancora oggi una teoria presente, un dogma delle scuole classiche della psicologia e della psicoterapia. Secondo questo modello un problema nel presente ritrova la sua origine da una causa nel passato: quindi per cambiare una situazione di sofferenza psicologica nel presente è necessario andare alla ricerca di una causa nel passato. Cercare le cause colpevoli del trauma presente, trovarle, interpretarle e tentare di connettere a queste le ragioni della situazione presente della persona è quello che guida in linea di principio le Psicoterapie che seguono questo modello lineare .

La teoria di causalità LINEARE ipotizza che un evento del passato abbia rigide ed evidenti connessioni con il presente, non tenendo quindi conto di tutto ciò che è intercorso tra questi due tempi, ma soprattutto non tenedo conto della complessità delle interazioni umane e dei sistemi dinamici, dove le cause possono essere molteplici e interconnesse e gli effetti possono a loro volta diventare le cause di nuovi eventi.

Le Profezie che si autoavverano sono un ottimo esempio dei limiti del modello di causalità lineare. Ad esempio, se io oggi ho trent'anni e ho una fobia dei topi da quando avevo dieci anni, la teoria di causalità lineare mi dice che ci deve essere stata una causa nel mio passato, ad esempio quando avevo dieci anni, dalla quale è scaturita questa fobia. Dunque, per tentare di risolvere la fobia dei topi sorta quando avevo dieci anni, è necessario andare a trovare quale possibile trauma/causa possa essere successa venti anni prima che, ancora oggi, è causa della mia fobia. La domanda che però questp modello lascia senza risposta è: "cosa è successo nei venti anni di tempo tra i miei dieci anni e i miei trent'anni per fare in modo che questa paura rimanesse, si sviluppasse e diventasse un problema ancora ad oggi presente?" - e ancora - "cosa ho fatto io in quei vent'anni per gestire la mia fobia? come ho agito e reagito a questa situazione?". Cosa è successo nel tempo che è trascorso tra il presunto evento scatenente e oggi? questo modello non ne tiene conto.

Le domande che guidano il ragionamento del modello di causalità lineare sono "cosa ha causato questo problema?" e "quanto profondamente la persona è stata influenzata da questo problema?" "perchè è accaduto?".


Oggi invece, secondo le più moderne teorie e scoperte in ambito scientifico, neurologico e psicologico, il modello di causalità lineare è stato sostituito con un modello più aderente alla relatà della funzione psicologica, cioè il Modello della CAUSALITA' CIRCOLARE. Questo modello sostiene che ogni evento del presente è connesso sia al passato che al futuro e che quindi poco importa cosa abbia causato il problema. La cosa importante diventa capire come noi agiamo e abbiamo agito ogni giorno su ciò che ricordiamo del passato, che viviamo nel presente, e che pensiamo del nostro futuro. Le domande che guidano il ragionamento della teoria di causalità Circolare sono "come funziona il problema?" e "cosa ha fatto la persona per gestire e tentare di risolvere questo problema in passato?" "cosa ha fatto la persona per risolvere il problema da quando il problema è sorto fino ad oggi". Seguendo questa teoria, non è quindi una presunta causa originaria che ha creato il problema che io ho oggi; siamo noi, con le nostri azioni e i nostri pensieri che abbiamo dato forma a quel problema, l'abbiamo mantenuto nel tempo e reso parte della nostra quotidianità.

La teoria della causalità circolare agisce su alcuni punti importanti del processo terapeutico:

  • Limita la possibilità di dare la colpa ad un passato che ormai non si può modificare e che quindi ci faccia sentire non responsabili di ciò che siamo o troppo responsabili di qualcosa che non possiamo più cambiare.

  • Essendo che siamo noi i principali costruttori e fautori delle nostre problematiche, ci dà la responsabilità della creazione e del mantenimento dei nostri propri problemi, e quindi anche la responsabilità e la possibilità di un concreto cambiamento NONOSTANTE ciò che sia successo nel nostro passato.

  • Ridimensionando l'importanza della ricerca delle cause nel passato (ad eccezione del DPTS) si abbrevia di molto la durata dell'intervento terapeutico, dunque anche se un problema è presente da molto tempo, non vuol dire ci voglia molto tempo per risolverlo.

  • La possibilità di agire in modo concreto non solo su di noi ma anche sugli altri influenzandoli con le nostre parole e i nostri comportamenti




dott. Francesco Marsilli


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