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Vivi una relazione dalla quale non riesci ad uscire? Questo potrebbe essere il tuo problema (e come iniziare a risolverlo!)

  • Immagine del redattore: Dott. Francesco Marsilli
    Dott. Francesco Marsilli
  • 3 apr
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 9 apr

Si chiama Prostituzione Relazionale ed quell'atteggiamento nel quale la persona tenta in tutti i modi di accontentare il partner evitando di deluderlo, innervosirlo o farlo arrabbiare. Questa patologia è il risultato della somma di bassa autostima, eccessivo timore per il giudizio altrui, timore del non essere abbastanza e paura dell'abbandono.

In molti casi è il motivo per cui, pur avendo piena consapevolezza di essere in una relazione tossica con il proprio partner, molte persone non riescono ad allontanarsi da quella stessa relazione che le danneggia e le fa soffrire.

La prostituzione relazionale è quel meccanismo in cui una persona valuta il proprio valore nelle relazioni esclusivamente da quanto è capace di soddisfare ed adattarsi ai bisogni e ai desideri dell'altro, finendo cosi per essere amata per quello che fa e non per quello che è.

Questa patologia è molto più diffusa di quel che può sembrare, e si sviluppa non solo nelle relazioni sentimentali ma anche in quelle sociali, lavorative e familiari.

Generalmente la caratteristica più evidente di una persona che convive con questa problematica è la sua incapacità a dire di "no" alle richieste che le arrivano dall'esterno per timore di non essere accettata o di essere rifiutata: il solo pensiero di poter deludere qualcuno fa subito sorgere dubbi sul proprio valore come persona e sensi di colpa per aver fatto del male all'altro. Sono infatti di solito persone estremamente disponibili ed eccessivamente diplomatiche che tendono a sacrificarsi per gli altri e accontentare le altrui richieste nel tentativo di essere accettate.


Nelle relazioni di coppia la Prostituzione Relazionale crea un circolo vizioso in cui più la persona è disposta a sacrificare sè stessa per soddisfare le richieste (anche non dirette e non verbalizzate) del partner. Questo atteggiamento ripetuto nel tempo crea la svalutazione delle proprie azioni: più la persona è disponibile verso l'altro e più i suoi sacrifici saranno dati per scontato, perdendo quindi quel valore affettivo che dovrebbero invece avere. Nell'arco di pochi mesi la persona "sacrificante" si troverà nella situazione paradossale in cui più accontenta l'altro e più mi sente frustrata.

Nella Prostituzione Relazionale questa frustrazione scaturisce da due differenti processi che si sviluppano nella persona e che finiscono poi col coesistere contemporaneamente: il processo che crea la "parte vittima" e quello che crea la "parte carnefice".

Il processo che crea la "parte vittima" accade quando si è troppo disponibili a compiacere le richieste e i desideri del partner. In questi casi il proprio desiderio passa in secondo piano facendoci sentire sempre meno importanti e sempre più impotenti: nonostante tutto quello che facciamo per il nostro partner, questo non sembra mai del tutto soddisfatto (è importante notare che la soddisfazione ricercata non è tanto quella del partner, ma la propria soddisfazione nell'adattarsi ai suoi gusti e piaceri, con conseguente disinteresse per i propri). Nella maggioranza dei casi la persona si sente colpevole di non fare abbastanza o di non essere capace di capire o soddisfare i desideri della propria dolce metà. La conseguente soluzione disfunzionale che la persona spesso applica a questo problema è aumentare i propri sforzi per soddisfare il proprio partner, il che porta inevitabilmente a peggiorare sempre di più la situazione abbandonando in modo lento e costante il proprio essere e i propri piaceri in sacrificio di un illusorio più stretto legame con partner ("più lo assecondo e più sarà soddisfatto di me!").

Il processo che crea la "parte carnefice" invece inizia quando la "vittima" comincia ad accusare il proprio partner di non dargli abbastanza attenzioni argomentando queste accuse attraverso ragionamenti come "io faccio sempre cosi, e tu no" oppure "dovrebbe essere spontaneo per te fare o dire questo" o ancora "perchè se io faccio o dico questo tu non lo fai?". Tutte queste motivazioni, per quanto siano oggettivamente valide (è naturale infatti che nella coppia ci sia una differenza di attenzioni, atteggiamenti e dimostrazioni di affetto), partono dall'errato presupposto che il proprio partner dovrebbe amarci esattamente come noi amiamo lui, restituendoci quindi la stessa "quantità" di amore che noi sentiamo di dargli e, dato che nessuno può competere con la quantità di attenzioni che una persona affetta da Prostituzione Relazionale può dare, il partner accusato si troverà di sicuro in difetto o in contrasto.

Dunque, se inizialmente la "parte vittima" si adatta totalmente al partner, poco dopo la "parte carnefice" pretende che il partner si adatti alla vittima.

Un perfetto effetto contraddizione che congela la coppia in una situazione apparentemente senza via di uscita!

A questo punto, come detto precedentemente, i due diversi processi di vittima e carnefice coesistono nella stessa persona affetta da "Prostituzione Relazionale" creando un cortocircuito nel quale la persona si sente in colpa per non fare abbastanza per il suo partner ma contemporaneamente accusa il partner di non fare abbastanza per lei.

E' importante sottolineare che tutte e due le posizioni (di vittima e di carnefice) sono contemporaneamente vere nella realtà dei fatti della persona: se è vero infatti che la "parte vittima" non riuscirà mai a fare abbastanza per il proprio partner, è altrettanto vero che il partner non potrà mai soddisfare le richieste della "parte carnefice".

La persona si trova quindi incatenata e bloccata ai suoi stessi atteggiamenti e non è più in grado di riconoscere di chi sia il problema: sono io che non sono capace di adattarmi o è lui che non si adatta abbastanza? un dilemma all'apparenza semplice ma che può avere conseguenze devastanti per la persona che si trova ad affrontarlo.


I primi passi per uscirne

Se tu che stai leggendo ti ritrovi in questa situazione, saprai molto bene che purtroppo il fatto di esserne consapevole non aiuta ad uscirne od a prendere finalmente la decisione che sai essere giusta per te. Purtroppo le psicoterapie che tentano di fare leva sullo sviluppare consapevolezza non tengono conto del fatto che, nella grande maggioranza dei casi, le persone già sanno cosa dovrebbero fare, ma semplicemennte non riescono a farlo, oppure lo fanno ma poi hanno difficoltà a mantenere la decisione presa. Questo accade perchè i problemi alla base di questa patologia non sono inerenti alla sfera della cosapevolezza razionale, ma hanno a che fare con la propria personale autostima e con la valutazione di sè rispetto agli altri. Fino a che la persona non cambia questi aspetti di sè è probabile che, anche nel caso in cui riuscisse ad interrompere una relazione patologica, correrebbe il rischio che la relazione successiva sia una copia di quella precedente.


Se è vero che scegliamo di avere al nostro fianco la persona che pensiamo di meritarci, finchè penseremo di meritarci meno ci faremo avvicinare da persone che valgono meno.

Dal punto di vista della Psicoterapia Breve Strategica di coppia tale dilemma ha una soluzione di cambiamento che, pur non essendo semplice, risulta efficace: in una seduta con un professionista della Terapia Brever Strategcia la persona viene dolcemente persuasa a ricominciare a chiedersi ogni giorno cosa sia che piaccia A LEI, cosa siano I SUOI INTERESSI che precedentemente coltivava e che la identificavano, e viene invitata a ricominciare a perseguirli. Contemporaneamente si invita la stessa persona a interrompere la messa in atto di tutte le soluzioni (disfunzionali) con le quali precedentemente tentava di risolvere il problema, in questo caso il costante adattamento al partner e la soddisfazione delle sue richieste e desideri, iniziando cosi a dare maggiore spazio alle sue richieste e ai suoi desideri. Un'altra soluzione funzionale è il lento ma costante inseriemento di "piccoli no" in risposta alle richieste del partner e a quelle di altre persone nella vita quotidiana della persona.

Queste strategie, per quanto possano sembrare semplici per chi non è affetto da questo problema, spesso risultano molto complesse e faticose per la persona che invece ne è vittima, è un processo in cui serve pazienza e determinazione, e il ruolo del Terapeuta è proprio l'accompagnare la persona attraverso questo cammino.


Leggendo questo articolo hai riconosciuto te o altre persone? contattami attraverso la pagina contatti di questo sito, potremo trovare insieme la giusta soluzione!



Dott. Francesco Marsilli


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